Investire. Questa è la parola d’ordine per far riprendere l’economia. La ricetta per far ripartire l’economia italiana è quella di far ripartire le piccole e medie imprese. Come? La risposta nella legge di bilancio 2017 che ha introdotto i piani individuali di risparmio con l’obiettivo di canalizzare il risparmio italiano verso le piccole e medie imprese.
E il risparmiatore cosa ci guadagna? Il rendimento è interessante. Basta acquistare il piano personalizzato di risparmio.
Come funzionano i Piani Individuali di Risparmio?
I Piani Individuali di risparmio sono entrati in vigore da gennaio 2017 e consistono in contenitori fiscali differenti. Si spazia dai fondi di investimento a contratti assicurativi. Ogni risparmiatore può avere un solo PIR. Il vincolo è quello di detenere il prodotto per cinque anni, investire al massimo 30mila euro l’anno con soglia minima di 500 euro. Il vantaggio fiscale per il risparmiatore è dato dall’azzeramento dell’imposta sui redditi generati dall’investimento. Questa varia dal 12,5 per cento al 26 per cento. Con questo strumento fiscale, viene azzerato. Oltre a questo non si paga l’imposta sulla donazione o successione. Da qualche parte esiste una fregatura? In realtà è meglio parlare di rischio. Questo avviene «qualora l’investitore decidesse di uscire prima dei cinque anni o nel caso in cui non vengano rispettati i vincoli dell’investimento si dovrà rimborsare tutta la tassazione non pagata fino a quel momento, incrementata degli interessi». Quindi una volta sottoscritto, si deve portare a termine fino a cinque anni senza possibilità di riscattarlo.
Tuttavia può essere interessante sia per il rendimento garantito nei cinque anni, sia per la detassazione e sia per la finalità. Ovvero aiutare le piccole medie imprese che, troppo spesso, si rivolgono alle banche con tassi di interesse, a dir poco pesanti.
Ma convengono davvero? I pareri sono contrastanti ma sia il rischio che la valutazione della validità è una variabile strettamente personale.